Il bollettino di guerra contro gli animali che vivono o attraversano il territorio di Muggia fa rabbrividire. Insospettabili persone si svegliano prima dell’alba e, come dei killer seriali, armati di tutto punto vanno a soddisfare la propria sete di sangue nei boschi, anche quelli muggesani.
Per analizzare la portata di tale violenza possiamo vedere alcuni numeri sulle vittime attese per il 2018 solamente sul territorio muggesano.
Dalle 16 altane (gli appostamenti a torre cerchiati di blu nella foto affianco) altrettanti cacciatori potranno abbattere per selezione 27 cinghiali. A differenza di quanto può sembrare dal nome, la caccia di selezione, non cerca di selezionare animali malati o feriti, ma semplicemente pone dei limiti numerici sui capi e sulla “qualità” (ad esempio maschi o femmine) da abbattere in un anno.
Il piombo potrà togliere la vita anche a 24 caprioli, un cervo, 4 lepri, una volpe ed 86 fagiani pronta caccia, pratica descritta meglio più avanti.
Per quanto riguarda gli uccelli migratori, è possibile cacciare una trentina di specie, di questi quelli usualmente uccisi a Muggia sono le beccacce, i germani reali, le ghiandaie ed il tordo bottaccio.
A Muggia sono anche possibili delle gare cinofile, condotte – come definito dalla legge – con finalità prevalentemente ludico-ricreative. In questi “massacri per gioco”, potranno esser rilasciati ed uccisi fino ad un totale di 100 quaglie e 100 fagiani.
Un approfondimento merita farlo sui fagiani “pronta caccia”, pratica che mette in risalto quanto l’aspetto ludico della caccia sia palesemente predominante su quello della tutela del cosiddetto “patrimonio faunistico”. Si tratta di animali che per tutta la vita vivono ammassati in un allevamento (v. foto) e che solitamente vengono liberati venerdì sera, giorno in cui è vietata ogni forma di attività venatoria, ed uccisi il sabato mattina – ammesso che rimangano in vita la notte. Si tratta di una caccia facile, si rischia di spararsi sui piedi, tale è la fiducia dell’animale nei confronti dell’umano; un bambino che deve vincere l’orsacchiotto al luna park deve impegnarsi decisamente di più. I fagiani nati in cattività, abituati ai mangimi, sono inadatti alla vita selvatica e alla ricerca autonoma del cibo e finiscono subito preda di volpi e altri animali o schiacciati sotto le ruote di qualche veicolo. Questi poveri animali appena liberati non dormono sugli alberi come dovrebbero per proteggersi, non sono abituati a percepire il rischio. Rimangono quindi a terra e buona parte resta vittima di stenti o di altri animali.
Spesso si sente dire che l’opera dei cacciatori è indispensabile, come se vi fosse un errore di fondo della natura che, in assenza della caccia, ci porterebbe a farci vivere sopra a montagne di animali. Questa è una visione che nemmeno i migliori sceneggiatori di film fantascientifici sono riusciti ad immaginare. Per tutte le specie esistenti gli ecosistemi si equilibrano autonomamente sulla base delle risorse trofiche: cibo, acqua, possibilità di creare una tana/nido, spazi, condizioni climatiche, assenza o riparo dai predatori naturali, ecc.
Certo è vero che la caccia esiste da migliaia di anni, ma si tratta di una storia che abbiamo ereditato. Oggi quasi il 70% degli italiani è contrario alla caccia (fonte Eurispes), ed è un momento in cui questa storia che non ci piace può esser cambiata.
Una cosa che tutti, ad esempio, possiamo fare, all’avvicinarsi delle elezioni, è di chiedere alla politica di prender delle posizioni chiare e nette nei confronti della caccia. Gli animali liberi sono considerati patrimonio dello stato, ed i cacciatori possono ucciderli in quanto autorizzati. La politica può decidere tra la vita e la morte di questi animali, e può decostruire il soggetto <<animale selvatico – patrimonio dello stato>> e restituirli il privilegio giuridico di esser patrimonio – individuale – di se stesso.
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